“L’aidiesse ce l’hai anche tu, se sei frocio… non campi più”
Questa filastrocca, cantata negli anni ’80 sulla’aria di una pubblicità di una catena di supermercati, riassumeva bene cosa avevano capito i miei coetanei della campagna di (dis)informazione fatta tardivamente sull’AIDS, malattia data dal virus dell’HIV.
Ovviamente andava a braccetto con altre perle della grande intelligenza umana; come la barzelletta in cui il medico prescriveva tonnellate di lassativi al sieropositivo per insegnargli a cosa serviva il culo, o come la famosa pubblicità (anti)progresso che evidenziava i malati di Aids con un contorno viola fosforescente e quindi diversi, alieni, subdoli individui che ti facevano diventare fosforescente anche a te.
Ci fu bisogno dello shock di sapere che Magic Johnson era sieropositivo per far capire a tutti che l’Aids non era una malattia che interessava gli “altri” (peggio degli omosessuali solo i tossici) e del famoso sangue infetto di De Lorenzo e Poggiolini per scoprire che la malasanità uccideva molto più dei virus.
Questo per dire che i messaggi sbagliati lanciati in certe situazioni di emergenza o di sensibilizzazione fanno molti più danni delle emergenze di per se nel substrato culturale e civile della società e quindi bisognerebbe prestarci una certa attenzione.
Durante questa pandemia di Covid19 personalmente ho ritenuto non positivi molti messaggi che sono passati a mezzo stampa e sui social. Al di là di una biasimabile confusione istituzionale che ha dovuto fare ben tre DCM in quattro giorni per varare le misure che, finalmente sembrano avere effetto.
Piccola parentesi, voto generale per il comportamento tenuto dall’italica stampa televisiva, on line e cartacea: 3. Non scrivo zero solo per l’ottimo lavoro svolto da Scienza in Rete, Valigia Blu, Linkiesta e Wired che purtroppo rappresentano una minima parte dell’informazione.
#iostoacasa
Ogni messaggio ripetuto come un mantra alla fine satura e risulta antipatico e odioso. Per di più se sembra finalizzato a convincerti che stai vivendo un’occasione e non una costrizione. Aggrava tutto il fatto che fino ad oggi la maggior parte dei lavoratori sarebbe voluta stare a casa ma non ha potuto, perché i mezzi di produzione e gli uffici pubblici non si sono fermati.
Tant’è vero che dopo qualche giorno è stato anche lanciato ilnuovo messaggio #andràtuttobene più incoraggiante e più spontaneo… anche se, lo dico da amante dei film apocalittici quale sono, è il classico messaggio che il sopravvissuto ad un’epidemia mentre vaga per le rovine della città trova in qualche casa ricoperto di polvere e guardandolo pensa “che sciocchi!”.
La sindrome da sceriffo
Come dimostrano numerosi esperimenti sociologici basta dare un grammo di potere a chicchessia per farlo diventare un cyborg che vuole portare a termine la sua missione senza alcun tipo di empatia. Beh, da oggi sappiamo che per questo basta avere un account social.
Decine di utenti si sono sentiti in dovere di inveire contro chi non stava facendo nulla di contrario a quanto previsto dai decreti ministeriali di Conte.
Vuoi perché facevano la fila, correttamente ad un metro di distanza l’uno dall’altro, davanti all’ingresso in un supermercato aperto; vuoi perché passeggiavano o correvano, vuoi perché andavano a comprare cose inutili come le sigarette.
Emblematico in tal senso “l’allarme” lanciato dal ormai famoso medico Burioni, con la foto di un lungotevere pieno di gente con la altrettanto famosa sindaca Raggi che manda i controlli. Il tutto per poi scoprire che era una foto degli anni 80.
L’inutile retorica del patriottismo
Che sia Boris Johnson, che siano i francesi senza bidet, che sia Lagarde a noi italiani basta avere un nemico esterno. I francesi fanno un raduno dei puffi quando non ci sono ancora le restrizioni nel loro paese? E noi giù a sputar bile… ma perché voi non eravate con lo spritz in mano sui navigli fino a due giorni prima? Lagarde dice una banalità che poteva tranquillamente risparmiarsi e per questo gli avvoltoi si avventano sulle nostra borsa e fanno man bassa di speculazioni? La colpa è tutta della Lagarde, non di chi non ha pensato di chiudere la borsa o per lo meno di limitare gli scambi in una situazione di emergenza nazionale.
E così ridiamo fiato agli sciocchi che ci vorrebbero fuori dall’Europa… magari uniti alla Cina stavolta.
È riuscito persino a passare il messaggio che il nostro sistema sanitario nazionale sia un’eccellenza. Un’eccellenza?
Concetto lapalissiano: se tutti gli altri stati europei hanno SSN che valgono 4 in una scala da uno a dieci (personalmente non credo che sia così), non è perché il nostro vale 5 che allora possiamo dire che sia un’eccellenza.
Non è certo un caso che i medici e gli infermieri, i nostri eroi, stanno cominciando a rimandare i complimenti al mittente. Loro che già prima del virus erano costretti a doppi turni, che avevano decine e decine di giorni di ferie arretrati, che si vedevano sostituiti i colleghi da personale mandato da cooperative o forme di caporalato spesso senza la preparazione minima per stare in un ospedale.
Ci siamo dimenticati che nei giorni prima del coronavirus erano ormai all’ordine del giorno le lettere di lamentela di chi era dovuto sostare al pronto soccorso per dieci ore?
Mi fermo qui, perché mi odierete già abbastanza.
Qualcuno mi dice che bisogna capire che in questi frangenti le persone vanno rassicurate e incoraggiate, ed è così. Mi permetto di dire solo che bisogna farlo nei modi giusti, per non creare più danni dell’emergenza stessa.
Alessandro Chiometti