Il Vaticano con tutte le sue diramazioni politiche esulta per la Legge di Stabilità, che foraggia le scuole paritarie al di là delle aspettative. In barba alla crisi, gli istituti privati parificati potranno contare su 500 milioni di euro per quest’anno e 500 per il prossimo.
Intervistato dalla rivista ciellina Tempi, il sottosegretario all’istruzione Gabriele Toccafondi, anch’egli ciellino, esulta: «Se questi fondi non fossero stati reintegrati, le scuole paritarie sarebbero sicuramente andate incontro a un taglio degli stanziamenti pari al 45 per cento, che sarebbe automaticamente corrisposto a un raddoppio delle rette». Ma non basta: Imu e Tares ne minano ancora la sopravvivenza. «Secondo me – continua Toccafondi – il vero tema è riuscire a far comprendere che, così come sarebbe assurdo far pagare l’Imu alle scuole statali, lo è altrettanto farla pagare a quelle paritarie, che non sono affatto scuole “di élite” o in alcun modo esclusive, ma sono scuole normalissime, gestite da enti no profit e senza scopo di lucro, la cui unica ragione d’esistere è l’educazione degli studenti. Scuole che, pertanto, al pari di quelle statali, svolgono un servizio pubblico e aiutano tanto le famiglie quanto lo Stato a risparmiare».
Gli «enti no profit e senza scopo di lucro», naturalmente, sono la Chiesa. E l’«educazione degli studenti» di cui parla il sottosegretario è quella cattolica, in un Paese laico che dovrebbe garantire istruzione gratuita e aconfessionale a tutti i cittadini.
Ma alla fine Toccafondi tutti i torti non li ha, nonostante l’articolo 33 della Costituzione dica espressamente che «enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato». Già, perché dal 2000 le scuole paritarie fanno parte a tutti gli effetti del sistema pubblico di istruzione. E non certo grazie a uno dei ministri clericali dei governi Berlusconi, ma per mano di un ministro di sinistra, Luigi Berlinguer (oggi Pd), che con apposita legge stabilì: «Il sistema nazionale di istruzione, fermo restando quanto previsto dall’articolo 33, secondo comma, della Costituzione, è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali». Il che non annulla certo il veto costituzionale al finanziamento degli istituti privati, ma lo annacqua e ne rende incerti i confini.
Dal centrosinistra è partita dunque la presunta parità tra istituti statali e istituti privati, ed è ancora un governo guidato dal Pd, se pur di larghe intese, che perpetua l’anticostituzionale sostentamento mentre al contempo blocca gli stipendi degli insegnanti statali per tutto il 2015 (c’è la crisi!). Il cavallo di battaglia del Pd quando era all’opposizione, il potenziamento dell’istruzione pubblica contro il suo sistematico smantellamento ad opera del duo Moratti-Gelmini, è solo un ricordo. Ora le energie sono tutte rivolte a trovare un collante con gli Alfano, i Formigoni e i Giovanardi, che danno ossigeno al governo mentre lo tolgono al Paese.
Cecilia M. Calamani