1) L'Estate del 2009 passerà senz'altro alla Storia, perché, proprio nella prima settimana di questa ferace / fertile stagione, è giunto a maturazione un frutto destinato a nutrire non il deperibile corpo dell'uomo e della donna, ma il loro immortale spirito: l'Enciclica "Caritas in Veritate" del Sommo Pontefice Benedetto XVI.
Annunciata da tempo, preceduta da un sapiente lavorio massmediatico teso a produrre il clima propizio, affinché la pubblicazione divenisse l'Evento, presentata come la risposta della Chiesa agli angosciosi interrogativi, generati nell'individuo e nella comunità da una crisi economica spaventosa, si è rivelata essere la montagna che partorisce il topolino.
È lunga 11 fitte pagine di giornale[1]; è suddivisa in 6 capitoli, preceduti da una Introduzione e seguiti da una Conclusione; è articolata in 79 paragrafi ed è corredata da 159 note, cosicché ha il consueto solenne aspetto, che, al primo sguardo, potrebbe perfino incutere un reverenziale timore.
Questo, però, scompare man mano che ci si inoltra nella lettura, poiché vengono alla luce i seguenti difetti: la citazione altisonante, ma vacua e strumentale di passi del Nuovo Testamento; la mancanza di originalità, poiché la maggior parte del papale pronunciamento altro non è che un commento, alla lunga stucchevole, di precedenti Encicliche di Paolo VI e di Giovanni Paolo II; un sociologismo quale si trova in settimanali non di prim'ordine; la consueta papale ipocrisia.
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