Nervosetti eh?

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Venezia fabbricata sul mare, chi non la vede non la può stimare”. Non abbiamo dubbi che S.E.Rev.ma Monsignor Vincenzo Paglia, vescovo della piccola diocesi di Terni, Narni e Amelia, avrà modo di stimare la città veneta ancora molte volte. Purtroppo per lui, però, come turista visto che la nomina a Patriarca di Venezia che era stata data quasi per certa da autorevoli giornali come Il foglio, dopo l’entrata nel governo Monti del fondatore della imponente comunità di S. Egidio Andrea Riccardi (comunità che S.E.Rev.ma segue fin dagli anni 70), è sfumata proprio all’ultimo momento. Se qualcuno aveva dei dubbi sullo stato d’animo del pur sempre potente vescovo di Terni basta ascoltare le nerbate rifilate alla classe dirigente della seconda città dell’Umbria in occasione dell’omelia di San Valentino (patrono della città). I giornali riportano parole di fuoco contro gli sventurati politici che pure erano come consuetudine genuflessi in prima fila nella basilica del santo. «Servono una nuova classe dirigente e larghe intese» (Corriere dell’Umbria). «Il vescovo invoca il rinnovamento delle classi dirigenti» (Il Messaggero – Terni). «Classi dirigenti e politica vanno rinnovate» (La Nazione – Terni).

Capiamo la rabbia in corpo di colui che probabilmente ha perso uno degli ultimi treni per diventare cardinale, ma insomma, non è che le nomine porporate le decide la politica! Terni è in crisi dagli anni 70 e segue il passo dell’andamento dell’industria pesante; è ovvio che in tempo di crisi mondiale tiri il fiato più delle altre città che hanno saputo diversificare le attività produttive. Non è con gli strali biliari che cambieranno le cose. Ma S.E. Rev.ma Monsignor Paglia chi è? Amatissimo dalla classe politica ternana governante (centrosinistra) che lo ritiene un progressista e finanche un rivoluzionario, ricercatissimo dai politici nazionali (è il primo con cui vogliono parlare quando capitano a Terni), ha assunto uno spazio sempre più importante nella città. Basti pensare che in un sondaggio sui giornali locali qualche anno fa oltre la metà dei ternani intervistati lo indicavano come l’istituzione più importante. Etichettato progressista dicevamo, con il centro sinistra che pensa di averlo sempre dalla sua parte (anche se poi non sanno spiegare perché organizza i convegni su “Terni città in declino” a un anno dalle elezioni), con il centro destra che gli presta deferenza obtorto collo vista la sua indubbia collaborazione con le due giunte rosse targate Raffaelli, definito finanche un teologo della liberazione, da altri descritto come politicamente affine al “socialismo lombardiano”. Non sono ancora giunte voci sulla sostituzione dei crocifissi con il volto di Che Guevara in diocesi, tuttavia siamo certi che, dato il perdurare della sua presenza a Terni, presto non mancheranno.

Ma di tanto progressista cosa abbiamo visto in questa città? A nostro giudizio poco e niente. Si può considerare progressista l’atteggiamento tenuto durante il referendum sulla legge 40 quando ha sponsorizzato e decretato il successo del centro di ricerca sulle staminali adulte condotto da Angelo Vescovi? (il professore che era ospite di ogni programma televisivo perché era uno dei pochi scienziati che aveva l’incoscienza di dire che gli studi sulle embrionali non servivano… peccato che essendo lui specializzato negli studi su quelle adulte c’era un piccolissimo conflitto d’interessi) Può essere considerato progressista il suo silenzio di tomba sul caso del registro dei Testamenti Biologici bloccato a Terni dai ferventi cattolici del PD? Può essere giudicato progressista il suo rifiuto a partecipare ai convegni pro-testamento biologico indetti dall’AIDO e la sua partecipazione a quelli indetti da Scienza e Vita? Può essere considerata progressista la sua “rivoluzione” di spostare la cresima all’età di otto anni per avere cattolici sempre meno consapevoli e adulti? Può essere considerata progressista la ricezione di quasi un milione di euro in sei anni dal Comune di Terni dalla voce di bilancio “oneri di urbanizzazione secondaria”? Si sono per caso tenuti dal 2000 ad oggi (cioè da quando S.E. Rev.ma è vescovo di questa città) numerosi convegni, seminari, tavole rotonde, incontri con il pubblico volti a far conoscere la Teologia Della Liberazione? Non che ci risulti; sembra che l’attività della diocesi e delle associazioni ad essa affini si sia specializzata nel cinema per un festival con discreti finanziamenti ministeriali. Di certo Monsignor Paglia è il patrocinante della beatificazione del Vescovo Romero, tuttavia di questo in città non se ne parla neanche. Quello che è certo, invece, è che ci sono stati contrasti con alcuni sacerdoti (quelli si dichiaratamente aderenti alla Teologia della Liberazione), risolti con lo spostamento di questi. Ma di queste cose noi comuni mortali ne sappiamo poco, se non quello che trapela per sentito dire. E allora rimanendo ai fatti  siamo in attesa che qualcuno ci spieghi perché dovremmo considerare Monsignor Paglia un “progressista” e non semplicemente uno che sa spiegare le vele nella direzione in cui tira il vento. Almeno in questo è stato bravissimo… a Terni. Sui giochi di potere che portano alla porpora non abbiamo l’ardire di esprimere giudizi.

Alessandro Chiometti

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