Resoconto udienza del 30.1.2007 dinanzi al GUP del Tribunale del L'Aquila
Crocifisso, menorà ebraica e dintorni
di Luigi Tosti
Questo il breve resoconto dell'udienza che si è tenuta martedì, 30
gennaio, dinanzi al GUP dell'Aquila, al quale avevo prospettato -con
una memoria che è pubblicata sul sito– l'esigenza di sollevare un
conflitto di attribuzione nei confronti del Ministro di Giustizia che
si ostina a non rimuovere i crocifissi dalle aule: l'imposizione del
crocifisso, infatti, lede i diritti di libertà religiosa e di
eguaglianza degli "imputati", nonché il loro diritto di essere
giudicati da giudici "visibilmente imparziali", cioè non assoggettati a
crocifissi che valgono a connotare di cristianità l'esercizio delle
loro funzioni giurisdizionali.
Ebbene, il GUP dott. Cappa ha respinto questa mia istanza, senza minimamente motivare "perché" dissentiva dalle pronunce della Cassazione e del Consiglio Superiore della Magistratura, che hanno condiviso la mia tesi. Il Gup si è infatti limitato ad affermare, in modo apodittico, che "non sussistono le condizioni e i presupposti per sollevare il conflitto di attribuzioni, per la considerazione che si ritiene del tutto insussistente ogni lesione delle prerogative per il corretto esercizio delle funzioni giurisdizionali in questa sede e nel corso del presente procedimento". Con questa immotivata decisione sono state eluse e glissate le decine e decine di pagine di motivazione, scritte dai Giudici della Cassazione da quelli del CSM, con le quali si è affermato l'esatto contrario. A nulla è valso che io abbia prodotto al GUP l'ordinanza del CSM che ha così affermato: "Alla luce dei rilievi ora svolti appare convincente la tesi dell'incolpato (cioè: Tosti Luigi, n.d.r.) secondo la quale l'esposizione del crocifisso nelle aule di giustizia, in funzione solenne di "ammonimento di verità e giustizia", costituisce un'utilizzazione di un simbolo religioso come mezzo per il perseguimento di finalità dello Stato. Del pari persuasiva sembra l'affermazione che l'indicazione di un fondamento religioso dei doveri di verità e giustizia, ai quali i cittadini sono tenuti, può provocare nei non credenti "turbamenti, casi di coscienza, conflitti di lealtà tra doveri del cittadino e fedeltà alle proprie convinzioni" e pertanto può ledere la libertà di coscienza e di religione."
L'aspetto più grave del comportamento del GUP è che egli è venuto meno all'obbligo di motivare il "suo" dissenso rispetto alle decisioni della Cassazione e del CSM, organo di autogoverno dei Giudici, che avevano affermato l'esatto contrario. Se si considera, infatti, che la Cassazione ha il compito, istituzionale, di interpretare le leggi, non si può giustificare che un semplice giudice di merito possa disapplicare le sentenze della Cassazione senza fornire le motivazioni del "perché", a suo giudizio, la Cassazione avrebbe "sbagliato". Posso con coscienza affermare che nell'esercizio della mia professione di magistrato non mi sono mai permesso di disapplicare deliberatamente la giurisprudenza della Cassazione, senza fornire alle parti le ragioni del mio dissenso: i cittadini, infatti, fanno affidamento sulla giurisprudenza della Cassazione e, quindi, hanno il diritto di sapere "perché" un semplice giudice di merito applica la legge in modo difforme da quanto stabilito dalla Cassazione. La "certezza" del diritto consiste proprio in questo.
Il GUP ha tra l'altro affermato che la mia "questione era irrilevante….atteso che nell'aula GUP…non è appeso alcun crocifisso" e che, infine, "la circolare del ministro Rocco non ha valore normativo, ma si concretizza in un mero precetto di natura organizzativa, che non ha alcun potere vincolante".
Anche queste affermazioni sono in aperto contrasto con quanto stabilito dalla Cassazione in due sentenze, da me segnalate al GUP, che hanno affermato che l'occasionale assenza del crocifisso in un'aula non ha alcun rilievo ai fini dell'esercizio del diritto di libertà di coscienza e che la circolare del Ministro di Giustizia ha efficacia normativa e non può essere disapplicata da nessun giudice.
Amaramente concludendo, è perfettamente inutile che la Cassazione e il CSM abbiano sentenziato che la circolare del ministro Rocco è illegittima e che la presenza dei crocifissi nelle aule di giustizia sia altrettanto illegale: i giudici di merito, infatti, seguitano a disaplicare queste sentenze.
Il GUP ha comunque disposto il mio rinvio a giudizio per l'udienza del 19 ottobre prossimo. Il che significa che, mentre il primo processo è stato sbrigato nel tempo record di appena due mesi, per questa coda di processo, che poteva essere sbrigata in due settimane, siamo già arrivati a ben due anni di pendenza. Il sospetto di una strategia di sfiancamento è più che legittimo, dal momento che alcune circolari del CSM impongono la celere celebrazione dei processi a carico del magistrati.
Ringrazio tutti coloro che si sono sobbarcati i disagi e le spese del viaggio all'Aquila per sostenere questa comune battaglia di civiltà e…….alla prossima puntata!