«Più autodeterminazione, laicità e antifascismo, meno Vaticano». Questo lo striscione di apertura del corteo nazionale organizzato a Roma dalla rete No Vat- Facciamo breccia (che racchiude associazioni di gruppi omossessuali, collettivi studenteschi, sindacati di base) che, nonostante una "pioggerella" insistente, ha raccolto circa 2mila persone un po' da tutta Italia. «Libero corpo in libero Stato» recita uno striscione delle reti antifasciste. «Una lesbica è una realtà pura. Sono almeno due e ciò vi fa paura» è scritto su un altro cartello.
All'ordine del giorno il ddl sui cosiddetti "pacs" (o "dico"). «La legge approvata sulle unioni è una legge al ribasso – dice Massimo del movimento omosessuale sardo – era meglio non fare nulla. Abbiamo aspettato tanto potevamo aspettare ancora». Per Graziella Bertozzo, di Facciamo Breccia, «i Dico sono un tentativo di inginocchiarsi al Vaticano, ma inginocchiandosi si rischia di scivolare. Sono l'ulteriore conferma della necessità di scendere in piazza contro interferenze non etiche ma politiche della Chiesa». Duro anche Maurizio Turco, deputato della Rosa nel Pugno, che sfila «contro l'ennesima ingerenza vaticana: «Nei prossimi giorni – annuncia – ripresenteremo alla Camera la mozione che impegna il governo a rispettare il Concordato del 1984 sul tema della separazione tra Chiesa e Stato». Più possibilista Marco Cappato, segretario dell'Associazione Luca Coscioni, secondo cui «i Dico si inseriscono in un percorso riformista, ma mi auguro ci sia un margine di miglioramento in Parlamento. Margine – ha aggiunto – che chiaramente è possibile solo se partisse una mobilitazione sociale su questo e altri temi: eutanasia, cellule staminali, fecondazione assistita, tutti problemi su cui l'opinione pubblica è molto più avanti della cosiddetta sinistra, che quando si parla di diritti civili in piazza non ci viene».
Alla manifestazione, che si conclude a Campo de' Fiori, hanno aderito non solo le "categorie" tradizionalmente attaccate dall'ideologia cattolica (come i colelttivi femministi, o quelli gay e transgender) ma anche da parte di associazioni diffuse sul territorio come l'Arci.
Da l'Unità del 10/2/2007