… e le classi scoppiano.
Da La Repubblica del 16/11/2009
Da anni Firenze è la città italiana dove meno ci si avvale dell'
insegnamento della religione cattolica (80% gli esoneri nelle scuole
superiori). Ma i numeri dell' istituto comprensivo Masaccio-Calvinodon
Milani (medie inferiori), segnalati in una lettera del consiglio di
istituto a ministero, uffici scolastici provinciale e regionale, Asl e
vigili del fuoco, fanno impressione: 377 studenti (su 738 iscritti) che
non si avvalgono (in alcune 22 su 28, 18 su 24), ben 214 dei quali
(solo di prima e seconda, quelli di terza entrano un' ora dopo, o
escono un' ora prima) ogni settimana vengono «spalmati» su altre classi
durante l' ora di religione, imposti a tre-quattro per volta ad
insegnanti di storia, italiano, matematica costretti, oltre a fare la
normale lezione, a fungere da «sorveglianti» degli ospiti temporanei.
Con enormi difficoltà nella didattica, nonché problemi di sicurezza.
Una situazione, protesta il consiglio di istituto minacciando di
ricorrere alle «opportune sedi giudiziali», che dipende dalla mancata
copertura ministeriale delle ore di attività alternative all' ora di
religione (Irc).
REPLICA il dirigente scolastico regionale Cesare Angotti: «Una protesta assurda, le nomine devono farle le scuole e i fondi per coprirle sono già presso le direzioni provinciali del Tesoro». Ma le scuole non ci stanno: «Siamo in tanti a protestare, e tutti con gli stessi problemi» dice Maria Cristina Tundo, a capo del Masaccio-Calvino-don Milani. Quest' anno, spiega, il problema dell' alto esonero dall' Irc, e quindi dell' offerta di attività alternative, «si somma alla accresciute difficoltà di coprire, con le ridotte risorse a disposizione, perfino le normali assenze dei docenti, a carico di ogni singola scuola». E' vero, come dice Angotti, che il costo degli insegnanti per l' ora alternativa, essendo curricolare come la religione, è coperto dalle direzioni provinciali del Tesoro, cui ogni scuola, se non ha insegnanti disponibili, deve inviare eventuali nuove nomine. E però, spiega Tundo, «noi, come moltissimi altri dirigenti scolastici della provincia, abbiamo chiesto più volte all' Ufficio scolastico regionale un' autorizzazione esplicita alle nomine. Perché di questi tempi non ci vuole niente che a farne le spese, in caso di eventuali contestazioni, siamo noi dirigenti in prima persona». Le norme su queste nomine, infatti, risalgono all' 87, ma la successiva autonomia scolastica ha esposto i dirigenti scolastici a molte più responsabilità, cioè rischi. Da qui la protesta, partita, ricorda Tundo «fin da settembre», quando sono stati formalizzati gli organici di fatto. In assenza in indicazioni, sottolinea, le scuole hanno enormi difficoltà a organizzare ore di attività alternativa: «Si tratterebbe di organizzare una scuola nella scuola, con risorse inesistenti». Angotti insiste: «Noi» dice «non dobbiamo nessuna autorizzazione alle scuole, la normativa è quella dell' 87, le scuole devono solo applicarla e se non lo fanno è colpa loro». Replica Sante Fraschilla, dirigente dell' istituto comprensivo Pieraccini, Rosselli, Verdi: «Ma se davvero fosse tutto così scontato, perché non mandarci una circolare? Di sicuro io non mi prendo la responsabilità di risolvere una situazione paradossale: non posso nominare né un supplente pieno, che il Tesoro non pagherebbe non essendoci un posto vacante da coprire, né un supplente temporaneo, non essendoci sostituzioni da fare». E in appoggio alle scuole, c' è anche il sindacato: «L' amministrazione centrale scarica sull' ultimo anello della catena gli effetti dei tagli alla scuola» dice Mario Battistini, membro Cgil nella Consulta nazionale della Pubblica Istruzione. E i tagli, sommati agli arretrati nei rimborsi, «riducono a niente i margini di flessibilità degli istituti, sia per le supplenze, che per l' attività integrativa dell' Irc»