Parafrasando il Principe De Curtis viene da chiedersi: possibile che non ci sia un limite al senso del pudore degli integralisti religiosi nostrani?
Va bene che è Pasqua e quindi il fanatismo religioso raggiunge l’apice con la riproposizione di immagini di martiri che farebbero rabbrividire anche il più fanatico dei film splatter, va bene che girando per benedire case si mangia un uovo di qua e si beve un goccetto di là e si arriva a sera provati, ma davvero non se ne può più delle esternazioni delle gerarchie clericali.
La vicenda è quella nota della preside di Foligno che ha negato giustamente, e sottolineiamo giustamente sia dal punto di vista legale che da quello etico, la benedizione cattolica in orario scolastico alle classi del suo istituto.
La vicenda ovviamente ha fatto arrabbiare tanti malinformati integralisti religiosi che in nome di ridicole tradizioni vorrebbero imporre il loro credo agli altri, purtroppo i lorsignori si dovranno prima o poi abituare a vivere in una società multiculturale, perché questo siamo che piaccia oppure no.
Quando abbiamo letto che il vescovo di Foligno esprimeva solidarietà alla preside ci siamo detti “meno male, un prete di buon senso” e invece basta leggere il comunicato per scoprire che in realtà la solidarietà è solo un pretesto per rincarare la dose di clericalume già dilagante. Infatti il presule dopo la solidarietà di facciata lancia tre messaggi a dir poco vergognosi.
Il primo: il frate che ha provato ad entrare a scuola per la benedizione ha fatto il suo dovere. Come dire, sappiamo che c’è la legge che ci vieta di far propaganda durante le ore scolastiche ma noi ci proviamo hai visto mai che c’è ancora qualche preside che non sa fare il suo lavoro?
Il secondo: la colpa è del laicismo che vuole impedire alla Chiesa di partecipare alla sfida educativa. Ovvero la legge c’è ma è sbagliata, è frutto delle lobby laiche e non del buonsenso che in una società multiculturale dovrebbe vedere la scuola neutra di fronte a chi ha diverse confessioni religiose e anche a chi non ne ha.
Terzo, il più fuori luogo di tutti: non va bene che a scuola venga insegnata la teoria del gender. Cosa che non solo è assurda perché è una teoria che non esiste se non nella macchina di disinformazione clerico-vaticana ma è assurdo che un presule voglia pretendere di dire cosa insegnare alla scuola pubblica e cosa no.
Egregio Vescovo Sigismondi, se c’è una cosa che nella Scuola (Pubblica) non ci dovrebbe essere è l’insegnamento della religione cattolica che costa un miliardo e mezzo di euro all’anno allo stato italiano. Per il resto la prossima volta si limiti alla solidarietà e non approfitti della situazione per fare (altra) propaganda clericale.
Alessandro Chiometti