Parole

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Silvio Berlusconi intende trovare un nuovo nome al suo partito PDL, provvedimento a quanto pare obbligato dopo lo scisma finiano.
Un esperto di pubblicità come lui conosce bene il potere delle parole. Lo dimostrò quando scelse la denominazione "Forza Italia". L'arte del pubblicitario non si fonda sul convincere di qualcosa di nuovo, ma si fonda sulla strumentalizzazione di convinzioni già presenti, in quanto è molto più facile "spostare" una idea che crearne una nuova.
L'esempio più banale è dato da un attore che beve un certo aperitivo. La simpatia e l'ammirazione che si prova per quell'attore si "sposta" così sul NOME di quell'aperitivo. Il sapore conta poco. Ciò avviene anche inconsapevolmente.
Il fenomeno è noto in psicologia come "effetto alone".  

Ovvio come essersi impadroniti di uno dei miti più radicati nella passione sportiva degli italiani abbia quindi offerto un incredibile vantaggio psicologico e abbia evocato gli entusiasmi più emotivi e sentimentali, che oltretutto non hanno bisogno di ragioni razionali, perché la madrepatria è pur sempre la madrepatria, specialmente quando si creano competizioni, dato che quel "forza" non può non rievocare le vittorie ai campionati del mondo, le mitiche partite contro la Germania, il Brasile, la Francia……

Ma ora a Berlusconi serve un nome nuovo. Come può superare sé stesso? Cosa c'è di più stereotipato di un nome come "Forza Italia", che già quando si pronuncia pare richiedere di alzare la voce?
Ed ecco l'ultima trovata: "Italia". Proprio così, per la prima volta nella storia, il nome di un  partito si identificherebbe con il nome di uno Stato. 
In Italia siamo talmente abituati alle cose assurde e surreali che l'ipotesi pare plausibile. Per capire meglio l'effetto ridicolo dell'idea berlusconiana dobbiamo fare finta di applicarla in uno Stato vero. Ad esempio, immaginiamo che il partito conservatore inglese si voglia chiamare "Regno Unito di Gran Bretagna" o che il partito socialista spagnolo voglia chiamarsi "Spagna". Una cosa che farebbe morire dal ridere, non è vero?

Ma il punto non è questo.
Tutto si può dire di Berlusconi tranne che non abbia la capacità di usare il potere delle parole. Appropriarsi del potere evocativo di esse per manipolare le masse popolari, però, più che una semplice conoscenza di tecniche pubblicitarie sembra imitare quella che per secoli è stata una delle principali strategie di persuasione della chiesa cattolica.
La forzata diffusione del cristianesimo in Europa non è stata solo frutto di strategie politiche imposte con la forza, ma in gran parte si è basata su un reale potere di attrazione psicologica, e questo potere di attrazione spesso era (ed è) fondato sulle parole.

Il nome stesso di quella che si ritiene l'unica vera chiesa è già tutto un programma: chiesa cattolica romana. Curioso che chi ritiene di rappresentare il cristianesimo non abbia l'aggettivo "cristiano" nel proprio nome ufficiale!
Interessante notare che "cattolico" significa "universale". Dunque la chiesa di Roma si propone come "chiesa universale"! Altro che chiamare "Italia" un partito! Dire che la chiesa di Roma è la "chiesa universale" è come se Berlusconi chiamasse "Mondo" il suo partito, piuttosto che semplicemente "Italia"!

Che dire poi di come la "chiesa universale" abbia saputo impadronirsi di altre PAROLE  altrettanto universali e transculturali come "padre", "madre", "fratello", "sorella"?
La stessa chiesa si propone come "madre" (santa madre chiesa, si diceva) mimetizzandosi dietro lo stereotipo più inviolabile, un tabù rispettato anche dai criminali, perché la mamma è la mamma, e tutti i simboli materni sono intoccabili. Non a caso la vera dèa del cattolicesimo è Maria. Perché il padre durante l'infanzia è visto con timore, nell'adolescenza come un rompiscatole. Mentre la mamma è sempre comprensiva, disponibile, un po' complice. In ogni caso, c'è anche un papà proposto dalla chiesa cattolica, basta togliere l'accento: è il papa, che anche etimologicamente vuol dire padre.

Se Berlusconi non potrà chiamare "Italia" il suo partito, chissà che non decida di chiamarlo "Mamma".
O magari "mammasantissima" date certe sue amicizie.

Luigi M Nicolai

 

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