Non ho proprio digerito l’entrata degli esponenti del Partito Radicale nel Partito Democratico.
Capisco tutte le esigenze di evitare la prospettiva di non tornare alla politica extraparlamentare (particolarmente dura dopo che per due anni si sono provati gli agi del governo diretto dello stato, evidentemente), ma l’accettare supinamente di entrare in un partito che mette fra i suoi valori costituenti il contrario della laicità (ovvero l’importanza della religione nella “cosa” pubblica) significa rinnegare completamente i valori laici e anticlericali che i Radicali avevano sempre fieramente sostenuto fino ad oggi.
Avrei capito un entrata in “coalizione” con il proprio simbolo DISTINTO da quello della nuova Democrazia Cristiana di Veltroni, ma abbassarsi fino a scambiare qualche collegio elettorale garantito nelle loro liste è una mossa che non posso accettare.
È una giornata storica dice la Bonino dopo aver firmato il programma del “chennediano de noantri”, e in effetti è così… non per i motivi che ha in mente lei però.
È storica perché segna la clamorosa uscita dal PD di Piergiorgio Odifreddi, che pure aveva provato a collaborare nella stesura del programma del partito.
Un Odifreddi che di fronte all’ennesima uscita da consumato baciapile fatta da Veltroni (la Chiesa non fa ingerenze ma solo sollecitazioni, aveva detto il Wally per tenersi stretti i cattolici del suo partito) ha preso atto del fatto che il Partito Democratico non è posto per un laico doc come lui. Educatamente quindi, con un intervista a la Repubblica (curiosamente non ripresa ne su internet ne sui telegiornali… chissà perché… evidentemente da fastidio sapere che c’è chi non piega la testa al vento clericalista imperante a destra MA ANCHE a sinistra), da l’addio a quello che poteva essere il suo partito.
Una notizia che personalmente mi conforta; è segno che non tutti si fanno corrompere dalle promessa di un posto in pappamento.
Alessandro Chiometti