La risposta è semplice, perché nel nostro paese ci sono ancora delle carenze gigantesche nell’approccio alla scienza e nella conoscenza del metodo scientifico. Questo può sembrar strano in una società in cui si passa il tempo sul social network, aggiornando il proprio status con l’i-phone, scaricando documenti con l’ i-pad mentre segnaliamo in tempo reale ai nostri amici il tragitto percorso con l’apposita app.
Tuttavia posso permettermi di fare l’affermazione precedente senza timore di essere smentito, perché in realtà la tecnologia che usiamo ha solo sviluppato la nostra capacità di essere multitasking senza sapere cosa c’è dietro allo schermo touch screen, se Steve Jobs avesse affermato che i suoi prodotti vanno avanti grazie alla pietra filosofale quasi nessuno dei suoi utenti avrebbe avuto niente da ridire.
E l’uso della tecnologia non basta a nascondere l’ignoranza scientifica.
Raccontando un aneddoto che riguarda Civiltà Laica, nei giorni immediatamente successivi alla messa on line del nostro sito web arrivò una mail che diceva, più o meno “ma come fate a presentarvi? oramai è stato provato che il corpo perde 21 grammi quando muore perché l’anima se ne va quindi non si può essere atei”. La lettera confondeva palesemente ateismo e laicità, ma questo è un altro discorso, la mia prima paziente risposta fu chiedergli dov’è che “è stato provato” che il corpo umano perda 21 grammi al momento della morte. La replica non tardò ad arrivare con diversi link alle recensioni del film di Inarritu “21 Grammi” uscito nel 2003.
Sempre pazientemente ho fatto notare al tale che un film non è una prova scientifica, altrimenti mi avrebbe dovuto dare le coordinate per raggiungere la terra di mezzo, e per completezza scrissi un lungo articolo (dato che la chimica analitica è il mio campo e le pesate fanno parte di questa) che spiegava quante difficoltà avrei per stabilire con precisione la perdita di 21 grammi su un corpo di circa 70 chilogrammi.
Per qualche tempo la questione sembrava risolta, quando il tale ritorna alla carica improvvisamente aggiungendo che aveva trovato il link che riportava allo studio effettuato pubblicato su una vecchia rivista scientifica. Orbene sembra che negli Usa, terra straordinaria, agli inizi del 1900 un tizio aveva effettivamente effettuato delle prove su delle persone morenti e che collegando il letto a un sistema di misura del peso su una scala ad once avrebbe rivelato che il corpo di queste persone, al momento del trapasso perse il corrispondente di 21 grammi ovvero tre quarti di oncia. Questo stando ad una prima occhiata del riassunto, perché andando a verificare i dati forniti dallo stesso autore si scopriva che le persone esaminate erano cinque (statisticamente ridicolo) e cosa più importante di tutte che alla morte solo una di queste aveva perso 21 grammi, tre non avevano mostrato variazioni di peso e una, addirittura, aveva aumentato il suo peso.
Per dirla in soldoni, lo studio, se dimostrava qualcosa, dimostrava che le persone non perdono peso al momento del trapasso.
La verifica dei fatti puntualmente demolisce le asserzioni troppo fantasiose.
Verifica dei fatti, ripetibilità empirica di questi, formulazione di una teoria che li spieghi, predizioni in base a questa teoria, verificabilità della teoria. In due parole METODO SCIENTIFICO.
La nostra ignoranza scientifica è tale che oggi diamo per scontato un fatto che ci viene raccontato senza verifica alcuna e, per certi versi, la rete globale ha peggiorato la situazione perché diventa più difficile verificare le fonti primarie e secondarie e distinguerle dalla semplice ripetizione ad libitum della notizia originaria.
A cosa porta tutto questo? Porta al Camillo Langone che sul foglio ha l’impudenza di scrivere, non curandosi di commettere apologia di reato, che hanno fatto bene a bruciare la città della scienza di Napoli perché aveva commesso il grave torto di insegnare il Darwinismo, che secondo lui è una superstizione scientifica ottocentesca.
Se pensate che la cosa è isolata sappiate che anche a Terni ci sono giornalisti, che attaccano civiltà laica per il grave torto di celebrare il darwinismo organizzando il Darwin Day.
Forse farete spallucce pensando che sono pochi e ininfluenti, ma non è cosi, in rete le loro affermazioni si moltiplicano e si rincorrono ed è difficile per un ragazzo alle prime armi capire la differenza fra le affermazioni scientifiche e quelle non scientifiche.
Del resto il movimento creazionista, o anti darwinista o come caspita intende farsi chiamare l’ha già ottenuto nel 2004 quando la Moratti sulle sue pressioni ha ridimensionato l’insegnamento dell’evoluzione biologica nelle scuole superiori italiane.
Insomma, c’è bisogno di cultura scientifica e c’è bisogno di diffonderla nel modo più virale possibile, per questo ringraziamo le persone come Giangi Poli che si mettono a disposizione con la loro esperienza di divulgatore scientifico per organizzare questi incontri.
Alessandro Chiometti