Davvero sorprendente cosa si può apprendere nel corso di un dibattito televisivo. E poi dicono che la TV non serve a niente? Ma non scherziamo… pensate che nel corso del programma “il salotto buono” andato in onda su Teleterni mercoledì 17 Dicembre 2008, i telespettatori hanno avuto modo di conoscere la sconcertante verità sul ruolo di un preside all’interno di una scuola media superiore.
Questo grazie al Prof. Giuseppe Metastasio, preside dell’ITC “Casagrande” di Terni, che con stravaganti argomentazioni ha caparbiamente sostenuto, nel corso di tale dibattito televisivo che il suo ruolo all’interno della scuola è necessariamente e obbligatoriamente quello di “rispettare la volontà degli studenti”.
Ovviamente la discussione in oggetto era quella sul comportamento del Prof. Franco Coppoli che all’interno della stessa scuola gestita dall’impavido preside, sta portando avanti, a suo modo e assumendosene tutte le responsabilità, quella che ritiene una battaglia in difesa della laicità. Ovvero, com’è ormai noto a tutti, il Prof. Coppoli rimuove durante le sue lezioni il crocifisso dalle mura dell’aula in cui insegna, e lo riposiziona alla fine di queste. Cosa che ha mandato su tutte le furie il Prof. Metastasio che è arrivato a denunciare Coppoli alla procura della Repubblica per il suo comportamento. Questo perché, secondo Metastasio, la decisione sul fatto che il crocifisso DEVE essere esposto in quell’aula è stata presa dagli studenti durante un assemblea di classe, e lui come preside deve far si che sia rispettata la volontà degli studenti.
Vani i tentativi che il sottoscritto (presidente di Civiltà Laica) e Francesco Paoletti (segretario del circolo UAAR di Roma) hanno compiuto per farsi indicare dove mai fosse scritto tale “dovere” del preside, visto che a quanto ci risulta i ragazzi non hanno competenza su cosa deve essere esposto nelle aule di una scuola pubblica.
Davvero un preside sui generis il Prof. Metastasio che avrebbe semplicemente potuto sostenere la necessità della presenza del crocifisso appellandosi alle leggi in vigore e ad alcune recenti sentenze, sarebbe stata una posizione comprensibile e tutto sommato condivisibile. Ma no, questo per il Prof. Metastasio, stando a quanto da lui affermato nel corso della trasmissione, avrebbe significato banalizzare il crocifisso rendendolo un semplice suppellettile di arredo scolastico. Quindi lui ha preteso di far passare la decisione come espressione della volontà degli studenti, omettendo di dire che questa è una volontà solo di una parte di essi (la maggioranza) che impone le proprie convinzioni religiose ad una altra parte degli stessi (la minoranza). E come Tocqueville ha insegnato, questo è un classico esempio di “dittatura della maggioranza” che rovina la democrazia imponendo principi etici e negando diritti alle minoranze che si sentiranno escluse dalla vita sociale. Cosa ripresa, fra l’altro, nell’Art. 3 della nostra Costituzione proprio sui temi religiosi.
Questa incongruenza gli è stata da me più volte ricordata e ciò ha creato notevole imbarazzo alla conduttrice Livia Torre e allo stesso preside che hanno più volte cercato di rimarcare il fatto che io non potevo sapere se la decisione all’interno della classe fosse stata presa a maggioranza o all’unanimità.
Comprensibili i motivi di questo tanto dibattere su una quisquilia del genere, i cattolici integralisti (nonché gli atei devoti di cui il Prof. Metastasio è un ottimo esempio) non sono abituati ad essere contraddetti o a confrontarsi con un pensiero a loro non conforme, quindi cercano sempre di voler far apparire il loro operato come “il bene della comunità tutta” quando “comunità tutta” non lo sono mai stati. Messi di fronte all’evidenza (il fatto che una discussione etica all’interno di una classe comporta divisioni) hanno cercato di sminuire il fatto dicendo che la mia affermazione non poteva essere provata. Invitati quindi a dimostrare il contrario, hanno preferito cambiare discorso.
Più volte Francesco Paoletti ha provato a far ragionare il preside dicendogli cosa avrebbe fatto se gli studenti avessero voluto esporre simboli politici o cose futili come bandiere di una squadra di calcio, e qui è venuta fuori tutta l’ipocrisia che comporta nascondersi dietro “la volontà degli studenti”, difatti il preside ha ammesso candidamente che in quel caso glie l’avrebbe senz’altro negato.
Chiaro il concetto? Secondo il Prof. Metastasio, lui, come preside, deve rispettare la volontà degli studenti, tranne quando questa è in contrasto con la sua di volontà.
Ergo il crocifisso deve rimanere esposto perché così vuole Metastasio, che si è arrogato il diritto di essere anche superiore alle legislazione vigente (se così non fosse si sarebbe giustificato semplicemente chiamandola in causa).
Questo è il concetto di democrazia secondo il bizzarro preside dell’ITC “Casagrande”, ovvero un becero populismo che ricorda tanto Ponzio Pilato, se di un fatto non mi interessa niente lascio decidere al popolo così faccio bella figura (e magari acquisto punti politicamente parlando), se invece mi interessa decido io che sono il preside.
Del resto questa non è stata certo l’unica perla che Metastasio ci ha regalato nel corso di appena un’ora (scarsa, a causa del suo ritardo ad arrivare in studio) di trasmissione. Tralasciandone diverse, fra cui: la sua penosa caduta di stile nel tentativo di denigrare un’associazione di Promozione Sociale Nazionale qual’è l’UAAR; la sua dimostrazione di infinita arroganza a pretendere di definire quali sono le battaglie “fuori dal tempo” come le chiama lui (ignorando fra l’altro le recenti sentenze in Europa); mi permetto in tale sede di ricordare senz’altro la più esilarante, ovvero il fatto che a suo dire la classe ha deciso LAICAMENTE con una votazione di mantenere il crocifisso in aula.
Roba da chiodi, evidentemente la materia di cui è esperto il prof. Metastasio non è certo l’Italiano, altrimenti non si sarebbe mai permesso di fare un simile scempio della nostra lingua… sembra che al suo pronunciarsi con “la classe ha votato laicamente” si siano sentiti strani rumori di protesta provenire dalla tomba di Dante!
Ma che vuol dire “votare laicamente”? NIENTE. Assolutamente NIENTE!
È solo una frase sparata li “ad effetto” per impressionare l’interlocutore o il pubblico, ma non vuol dire assolutamente niente.
Si può infatti parlare di votazioni democratiche o meno, di votazioni regolari o irregolari, legittime o illeggittime, ma definire laico l’esito di un voto è assolutamente privo di significato. Un voto è espressione del volere di una maggioranza, non del concetto di laicità.
Anzi, se proprio vogliamo dirla tutta una votazione su temi etici che riguardano l’individualità personale non può essere laica. In quanto i principi della laicità vorrebbero che fossero rispettati i diritti di tutti e non, invece, imposta la volontà della maggioranza. Tanto per fare un esempio, una votazione che volesse IMPORRE l’eutanasia ad un malato terminale non può definirsi laica a prescindere da quale sia il suo risultato. Quello che chiede il laico su questi temi è molto diverso, ovvero che se il malato terminale richiede l’eutanasia questa deve essergli concessa. Ma il laico non chiederebbe mai a nessuno di decidere con una votazione se al malato terminale debba essere imposta o meno l’eutanasia.
Sto dicendo banalità, cose che tutti dovrebbero sapere, basta informarsi su quali sono i principi su cui si fondano le moderne democrazie occidentali.
Ma del resto, se una frase del genere esce dalla bocca di un preside di una scuola statale, è evidentemente il caso di ribadirli con forza questi concetti.
Più sfumate, e di certo più condivisibili le parole del cattolico Molè che ha partecipato anch’esso alla trasmissione. A suo dire infatti, seppur mai nella sua vita avrebbe pensato che si poteva arrivare a tanto, se l’esposizione del crocifisso genera divisioni è giusto toglierlo, tanto la sua fede non è minimamente disturbata dalla mancata esposizione su un muro di questo.
In conclusione, non so quanto possa essere stata utile la trasmissione per difendere o promuovere le nostre idee laiche, di certo io e Paoletti abbiamo fatto del nostro meglio, ma i limiti del dibattito televisivo sono evidenti.
Comunque non posso che constatare che la “creazione” di tanti “atei devoti” nel nostro paese è di certo uno dei peggiori crimini commessi dal comunismo.
Alessandro Chiometti