Sono passati ben 14 mesi dall’elezione di Jorge Mario Bergoglio al soglio pontificio, un tempo breve per fenomeni come l’evoluzione biologica ma più che sufficiente a dare giudizi politici sull’operato di chiunque.
Cominciamo con il dire che l’elezione di Bergoglio non è stata un’elezione come le altre perché arrivava dopo la clamorosa abdicazione di Benedetto XVI, cosa che non succedeva da almeno 500 anni nella storia della Chiesa e che non poteva essere indolore.
L’abdicazione di Joseph Ratzinger ha rappresentato infatti uno dei punti più bassi di popolarità della Chiesa Cattolica che duramente provata da otto anni di figuracce diplomatiche, sproloqui, flop di pubblico e contestazioni ovunque si muoveva il pontefice ha deciso di cambiar marcia rieleggendo qualcuno che poteva restituire blasone e credibilità.
Diciamo subito che senz’altro Bergoglio è riuscito allo scopo, ma dato che noi apparteniamo a quella scuola per cui i mezzi cambiano e a volte rendono inutile il fine, analizziamo un poco come è riuscito a far questo.
La scelta del nome.
Ogni cosa è stata pianificata nei dettagli , come sempre accade quando si ha a che fare con una struttura di potere millenaria, e scegliere il nome del nuovo papa non poteva essere lasciato al caso.
Diciamolo chiaramente, chiamare il papa “Francesco”, come il presunto santo dei poveri, era uno delle ultimissime carte che restavano da giocare alla Chiesa Cattolica Apostolica Romana. Da notare anche che nei giorni seguenti all’elezione sembra esserci stato un vero e proprio diktat di comportamento nei confronti di ogni mass media, nessuno doveva azzardarsi ad aggiungere “Primo” in numeri romani al nome. Questo ovviamente perché dire Papa Francesco I ricorda alla gente che pur sempre si sta parlando di personaggi elitari, un re o un papa per l’appunto, mentre “papa Francesco” da solo suona così bene e richiama meglio l’immagine del santo dei poveri. E quindi per ovvia traslazione questo è il papa dei poveri.
Il fenomeno mass mediatico
Premesso che noi abbiamo una visione distorta del fenomeno mass mediatico in quanto viviamo in un paese anomalo per molti punti di vista, nonché “parzialmente libero” (come definito da ong internazionali indipendenti) per quello che concerne la libertà di stampa, l’asservimento di ogni testata nazionale (a parte rarissime eccezioni) al fenomeno Bergoglio non ci risulta avere precedenti neanche ai tempi di Woytjla quando per lo meno i laici come Scalfari avevano conservato la loro dignità e non correvano a baciare la sacra pantofola. Al di là del comportamento di pennivendoli vari, di giornali ormai scesi al rango di rotocalchi e dell’uscita di testate nazionali appositamente dedicate al nuovo papa, un dato più degli altri dal’ idea del fenomeno mass mediatico che è Papa Francesco I. In circa un anno di pontificato sono usciti 111 libri “scritti dal papa” e 139 a lui dedicati per un totale di 250. (fonte “Famiglia Cristiana”).
Il numero ha dell’incredibile, si tratta quasi di un libro al giorno che esce negli scaffali delle librerie; pensare che il pontefice in meno di un anno abbia scritto più libri di Stephen King in tutta la sua carriera è “miracoloso” già di per se, probabilmente questo sarà un dato che verrà usato per la sua canonizzazione in vivo.
Che cosa avrebbe dovuto fare Papa Francesco I
Tanto per evitare la stucchevole nonché onnipresente critica sostenente il fatto che noi laici vogliamo dire al papa quello che deve o non deve fare (una sorta di ingerenza al contrario) usiamo le parole che disse Frei Betto in una conferenza presso la Chiesa di Sangemini (TR) pochi giorni dopo l’elezione di Papa Francesco I.
Ricordiamo che nonostante le accuse di Verbinski i sacerdoti superstiti della teologia della liberazione come Frei Betto e Leonardo Boff accolsero favorevolmente l’elezione di Bergoglio e avevano riposto in lui moltissima fiducia.
Frei Betto disse senza mezzi termini che questo papa avrebbe dovuto cambiare la teologia cattolica, perché non è possibile continuare a trattare nel 2014 le donne della Chiesa come esseri inferiori quanto la maggiorparte delle volte sono loro a tirare avanti le parrocchie, negandogli finanche di dire messa. Che era ora di cancellare il celibato dei preti che è insostenibile e costringe alla sofferenza tante persone. Che è ora di smettere di dire che la sessualità serve solo a riprodursi perché questa è zoologia e non teologia. Che è ora di smettere di continuare a considerare l’omosessualità come un disordine o finanche una malattia.
Ovviamente, aggiungiamo noi, per far questo il papa dovrebbe convocare un concilio perché è impensabile che lo faccia da solo con un enciclica.
Cosa ha fatto Papa Francesco I
Diciamolo chiaramente e riconosciamolo, Papa Francesco I ha sistemato le cose in casa dello Ior. Però da laici impertinenti, impenitenti, e miscredenti quali siamo ci permettiamo di ricordare che è stato costretto a farlo. Altrimenti le banche europee avrebbero chiuso i rapporti con la banca del Vaticano, basta ricordare che a Gennaio del 2013 i bancomat vaticani erano stati bloccati in quanto, come scrive Carlo Morroni sul sito del Sole 24 ore l’8 Gennaio 2013, era venuta a mancare l’autorizzazione ad operare della Banca d’Italia alla Deutsche Bank (che gestiva da tempo i bancomat vaticani). Questo a seguito dell’assenza, presso lo Stato di Città del Vaticano, di una legislazione bancaria e finanziaria e di un sistema di vigilanza prudenziale.
Quindi o Papa Francesco I sistemava le cose in casa Ior o si sarebbe trovato con un banca isolata che non serviva più a nulla.
Per il resto il pontefice si è limitato a fare molte telefonate, forse invogliato dalle recenti offerte dei gestori di cellulari, molte dichiarazioni estemporanee (“chi sono io per giudicare un gay?”), mentre nel contempo ha scomunicato una donna perché ha osato dir messa, ha rimarcato il no all’aborto e all’eutanasia in ogni forma chiudendo di fatto ogni dialogo possibile.
Last but not least ha rilanciato con indubbio vigore la figura dell’esorcista in vaticano, come il suo predecessore Woytjla infatti Bergoglio è fermamente convinto della presenza del demonio in questo mondo e, probabilmente, compie esso stesso riti esorcisti come si può vedere in un ormai celebre filmato su youtube.
Il tutto unito con l’annuncio di una nuova ostensione per quella che è la patacca più clamorosa di tutta la storia del cattolicesimo recente, ovvero la Sacra Sindone di Torino che considerata sempre prudentemente come “icona” è stata elevata al rango di “reliquia” da Benedetto XVI confermando il fatto che il povero Ratzinger non ne azzeccava una neanche quando aveva le evidenze sotto il naso.
Conferme su conferme che, in piena sintonia con i suoi due predecessori, Bergoglio combatte lo spirito del Concilio Vaticano II e lavora incessantemente per re-infantilizzare il cattolicesimo. Al fine forse di avere fedeli più gestibili, ma non rendendosi conto che così presto (relativamente presto) non avrà più fedeli se non coloro che sono incapaci di usare un poco di ragionevolezza.
Che cosa non ha fatto Papa Francesco I
Tirando le conclusioni, Bergoglio non ha convocato nessun concilio, perché semplicemente non ha intenzione di cambiare la teologia cattolica. Si dimostra nei fatti, quello che è sempre stato un conservatore, e non un progressista.
Ma non ha neanche rinunciato agli abnormi privilegi che la Chiesa Cattolica continua imperterrita ad avere alla faccia dei proclami come “vorrei una chiesa povera per i poveri”. Ricordiamo infatti che la stima dei costi sostenuti dallo Stato Italiano nei confronti della Chiesa Cattolica Apostolica Romana è salita nello scorso anno a circa 6,5 miliardi di Euro all’anno.
Se Bergoglio volesse davvero una Chiesa povera potrebbe cominciare con il rinunciare all’otto per mille e agli infiniti rivoli di denaro pubblico che Stato ed Enti Locali continuano a versare alla sua Chiesa e deliberare per un sostentamento effettivo di questa solo da parte dei suoi appartenenti.
Bergoglio non ha neanche dato il benestare allo Stato Italiano, ne’ tantomeno ad altri Stati, per aprire le proprie legislazioni al riconoscimento dei diritti degli omosessuali attraverso per lo meno quelle forme di Patti Civili (Pacs, DiCO, DiDoRe che dir si voglia). Anzi sempre più incessantemente si ripetono nelle nostre città, manifestazioni omofobiche sponsorizzate da associazioni e organizzazioni cattoliche che continuano a ripetere come la famiglia naturale sia solo quella composta da uomo e donna e di come quest’apertura legislativa, per non parlare del matrimonio gay, farebbe finire la civiltà così come la conosciamo.
Bergoglio in merito a queste tristi ostentazioni di ignoranza e integralismo religioso non ha detto una sola parola di censura. Anzi, leggendo su wikipedia si può assistere a un capolavoro di ipocrisia di chi ha redatto la sua pagina: “Bergoglio ha ribadito l’insegnamento della Chiesa Cattolica sull’intrinseca immoralità delle pratiche omosessuali e, di pari passo, ha insegnato l’importanza del rispetto per le persone omosessuali.”Occorre veramente spegnere la ragione per scrivere una cosa del genere.
Papa Francesco I non ha neanche cambiato di molto la complessa situazione che vede la Chiesa Cattolica costretta a confrontarsi con l’enorme numero dei casi di pedofilia fra i suoi pastori. Il documento pubblicato definitivamente il 28 Marzo 2014 e annunciato già nel Maggio 2012 (due anni di gestazione, a proposito di tempi biblici, sottolinea Federico Tulli su Cronache Laiche) non prevede infatti nessun obbligo di denuncia alle autorità pubbliche da parte dei vescovi quando vengono a conoscenza di casi di pedofilia fra i prelati a loro sottoposti. Ancora una volta un segno evidente che c’è un abisso fra le dichiarazioni estemporanee del papa ai mass media e il concreto agire della Chiesa e del pontefice stesso.
In estrema sintesi
Bergoglio è sicuramente un abile comunicatore, aiutato dal suo establishment, e quindi un fenomeno mediatico; tuttavia la continua infantilizzazione del cattolicesimo e dei suoi seguaci non giova ne’ allo Stato laico, che ovviamente non può dialogare con chi vuole solo evangelizzare, ne’ alla chiesa stessa che è sempre più succube di quelle organizzazioni (sette o similari) che sanno sfruttare meglio di chiunque altro l’ignoranza derivante da una fede cieca e irragionevole.
Pensiamo insomma di essere facili profeti ipotizzando che presto i nodi verranno al pettine e lo “scisma silenzioso” ricomincerà a far più rumore di prima.
Alessandro Chiometti