In pieno regime mediatico, anche il papa sente il bisogno di rilanciare la sua figura, soprattutto dopo lo scandalo sulla pedofilia nel clero che ha minato la sua immagine di guida infallibile della casa di dio. Ed ecco uscire “Luce dal mondo”, un libro-intervista del giornalista tedesco Peter Seewald in cui il papa si racconta. La presentazione ufficiale avverrà il 23 novembre, ma già l’Osservatore romano ne ha anticipato qualche brano che riassume le posizione del pontefice su alcuni argomenti chiave.
Il preservativo. Sorprendendo tutti, il papa ne autorizza «in alcuni casi» l’utilizzo. «Vi possono essere singoli casi giustificati, ad esempio quando una prostituta utilizza un profilattico, e questo può essere il primo passo verso una moralizzazione, un primo atto di responsabilità per sviluppare di nuovo la consapevolezza del fatto che non tutto è permesso e che non si può far tutto ciò che si vuole» afferma. «Tuttavia – prosegue – questo non è il modo vero e proprio per vincere l’infezione dell’Hiv. È veramente necessaria una umanizzazione della sessualità. Concentrarsi solo sul profilattico vuol dire banalizzare la sessualità».
Se la prima reazione può essere quella di un vago entusiasmo per un timido inizio della recessione di un tabù cattolico – la contraccezione – a leggere con attenzione le parole del papa non si sa se ridere di gusto o arrabbiarsi davvero. Forse sua santità si è finalmente accorto che se anche nelle famiglie cattoliche il tasso di natalità è molto basso significa che, al di là dei suoi veti, l’uso dei preservativi è così diffuso che vale la pena ‘legalizzarlo’? Nossignore. Il profilattico può essere solo un primo passo verso la moralizzazione delle prostitute che, essendo costrette – o almeno ce lo auguriamo – a usarlo se non vogliono infettarsi o infettare i loro ‘clienti’, dovrebbero pensare: “se devo proteggermi significa che non posso fare quello che voglio!” e magari, raggiunta questa coscienza, genuflettersi davanti al creatore per chiedere perdono dei peccati sin lì commessi. E questo è il lato comico delle aperture di Ratzinger. L’altro, invece, è drammatico. Il 17 marzo 2009 il papa, in visita in Camerun e Angola, dichiarò pubblicamente che l’epidemia di Aids che affligge i popoli africani «non si può superare con la distribuzione dei preservativi che, anzi, aumentano i problemi». Ad ascoltarlo non il popolo italiano o europeo, più o meno scolarizzato, che possiede, volendo, strumenti di informazione e confronto scientifici e sociali, ma il popolo africano, decimato dalle epidemie di Aids, al quale un bianco angelo con le scarpette rosse dice di non usare il profilattico nonostante la comunità scientifica mondiale lo ritenga l’unico mezzo efficace per combattere la diffusione dell’Hiv. Allora il papa rischiò una denuncia per crimini contro l’umanità. Oggi, di fronte a un giornalista, parla invece di ‘casi particolari’ – le prostitute! – in cui il preservativo avrebbe un ‘effetto moralizzatore’ e insiste sul concetto che l’unico modo per evitare il contagio è la fedeltà.
Le donne. Il povero Ratzinger vorrebbe aprire al sacerdozio femminile, ma non può. «La Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale. Non si tratta di non volere ma di non potere», afferma il papa. Già, non dimentichiamo che la Chiesa è solo l’umile braccio della mente di dio, il quale ha decretato che mentre la violenza su un fanciullo non merita neanche la scomunica, ordinare una donna sacerdote procura la scomunica alla donna e all’ecclesiastico che dovesse macchiarsi di tale peccato. Dove tutto ciò sia scritto non è ben chiaro, ma il dogma esiste proprio per questo, inutile discutere.
E, a proposito di donne, il burqa? Ecco la pronta risposta del papa: «Si dice che alcune donne non lo portino volontariamente ma che in realtà sia una sorta di violenza imposta loro. È chiaro che con questo non si può essere d’accordo. Se però volessero indossarlo volontariamente, non vedo perché glielo si debba impedire». Ma che papa liberale… difende, in sostanza, l’autodeterminazione dell’individuo, ma solo se inserita nel contesto di una scelta religiosa. Il burqa sì, il rifiuto delle terapie, la procreazione consapevole, il diverso orientamento sessuale e l’eutanasia no.
La pedofilia. «Vedere il sacerdozio improvvisamente insudiciato in questo modo, e con ciò la stessa Chiesa Cattolica, è stato difficile da sopportare. I fatti non mi hanno colto di sorpresa del tutto. Alla Congregazione per la Dottrina della Fede mi ero occupato dei casi americani; avevo visto montare anche la situazione in Irlanda. Ma le dimensioni comunque furono uno shock enorme». Quindi pochi casi andavano ancora bene, potevano essere ancora coperti. Il difficile è stato digerire che la pedofilia nel clero fosse una ‘moda’ così diffusa… Uno o mille, l’allora capo della Congregazione per la Dottrina della Fede Joseph Ratzinger ebbe un chiaro comportamento sui casi che gli venivano via via sottoposti: coprire, sottrarre al controllo mediatico, insabbiare. Non è la Chiesa che è stata insudiciata dallo scandalo, semmai l’infanzia che è stata insudiciata dalla pedofilia nella Chiesa. Una differenza che, ancora una volta e nonostante l’evidenza, viene negata.