Aggiornamento: le osservazioni di Carlo Talenti
*
PUNIRE CHI NEGA LA SHOAH NON PUO' ESSERE CONSIDERATO REATO
di Massimo Fini
Il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, in occasione della Giornata della Memoria, porterà in Consiglio dei ministri un disegno di legge che punisce, anche con la reclusione, "chi nega, a parole o con uno scritto, l'esistenza dell'Olocausto".
La norma si estende anche all'ambito universitario e riguarda quei
docenti che illustrino le tesi degli storici e degli studiosi
'negazionisti' in modo asettico, senza condannarle in modo esplicito.
Sarà creata una nuovissima fattispecie di reato, quella di
"negazionismo della Shoah ". Credo che nemmeno negli Stati più
totalitari esista, e sia mai esistito, un reato di questo tipo. Si sono perseguite, ovviamente, le ideologie e le idee avverse o non
ortodosse, ma mai chi nega dei fatti storici o presunti tali. Bisogna
tornare, forse, alle epoche più buie della Santa Inquisizione per
trovare persecuzioni contro chi non solo negava i dogmi della Chiesa ma
anche i fatti su cui si fondavano. E' una norma liberticida, con la
quale uno Stato liberale, democratico e di diritto (ma non ci siamo
solo noi, in Germania, in Austria, in Belgio, in Polonia, nella
Repubblica Ceca, in Slovacchia esistono già leggi simili) rinnega i
suoi fondamenti, la sua cultura e la sua storia. Dopo le drammatiche
esperienze di Giordano Bruno e Galileo Galilei e con l'avvento
dell'Illuminismo, il diritto alla libertà di opinione e alla libertà di
ricerca è uno dei capisaldi del mondo occidentale, liberal-democratico.
Una democrazia, se vuole essere tale, deve accettare anche le opinioni
che le sono più ostiche e che le paiono più aberranti. E' il prezzo che
paga a se stessa. Altrimenti non è più una democrazia. L'unico
discrimine, in democrazia, è che nessuna idea può essere fatta valere
con la violenza.