La notizia è riportata sul National Geographic Italia di giugno 2011. Gli esami scientifici sui resti dei martiri cristiani Crisanto e Daria, conservati nella cripta del duomo di Reggio Emilia, danno risultati compatibili con la tradizione che li vuole martirizzati come “sepolti vivi” a Roma nel 283 DC a causa della loro attività evangelizzatrice. Il radiocarbonio ha dato un risultato compatibile (dall’ 80 al 340 DC), cosi come gli esami necroscopici che rendono plausibile la morte per soffocamento.
Gongola monsignor Tiziano Ghirelli: «l’iniziativa dimostra che la Chiesa non ha paura di confrontarsi con la scienza». Ah no? E se fossero usciti dati contrastanti con la tradizione? «Sappiamo bene che, specie nel Medioevo, la caccia alle reliquie diede luogo a molti abusi. Ne avremmo preso atto».
Bene, monsignor Ghirelli, lo vuole spiegare ai suoi fedeli che non vogliono accettare le evidenze scientifiche sulla Sacra Sindone, tanto per fare un esempio a caso? Non è che il radiocarbonio è un esame affidabile quando vi dà ragione, come in questo caso, e diventa carta straccia se nega l’autenticità della Sindone, delle due l’una.
Stranamente, in questo caso non c’è nessuno che voglia tirar fuori “analisi statistiche robuste” o fonti di “inquinamento progressivo lineare” o “esposizioni a monossido di carbonio”, chissà come mai, verrebbe da dire.
Ma anche altre dichiarazioni del prelato riportate dal National Geographic sono interessanti, leggiamo con attenzione: «La cura per i corpi, il culto delle reliquie sono tratti caratteristici della fede cattolica: noi crediamo che il corpo sia sacro al pari dell’anima, e come lei destinato a risorgere e vivere in eterno». A parte il fatto che non ci risulta che nel vangelo ci sia scritto di venerare i corpi dei defunti o le reliquie dei santi e quindi le domande sul perché e sul “da quando” di queste usanze tribali sarebbero pertinenti; quello particolarmente interessante è un prelato che finalmente ammette a chiare lettere che chi è cattolico deve credere alla resurrezione dei corpi.
Tornano così di pregnante attualità domande dalla Chiesa Cattolica messe sotto al tappeto nascondendosi dietro l’immortalità dell’anima, tipo: “Ma a che età risorge il corpo? Un conto è vivere in eterno nel corpo di un ventenne e un conto vivere in eterno nel corpo di un vecchio!”; oppure: “Chi ha perso un braccio, un rene, un occhio o l’uso delle gambe nel corso della vita, risorgerà con la sua menomazione?”; o ancora: “Ma dove le metteremo 110 miliardi di persone che hanno vissuto sulla Terra fino ad oggi?”; e perché no: “Allora perché avete permesso la cremazione delle salme dal 1963 in poi?”; e infine la domanda delle domande: “Ma se l’anima vive in eterno, che bisogno ha di risorgere in un corpo?”.
Tempo fa, il cardinal Martini e Umberto Eco diedero alle stampe un loro dialogo intitolato “In cosa crede chi non crede?” Sembra una domanda meramente speculativa; la vera domanda da porsi, sentendo questi prelati, è: in cosa crede chi crede?