La sfida di Bologna era palesemente impari.
Da una parte la triade dei partiti Pd-Pdl-Lega supportati apertamente e attivamente da una cosa che si chiama Chiesa Cattolica Apostolica Romana che dicono abbia una qualche influenza in questo paese, dall’altra un gruppo di ragazzi appoggiati da ciò che rimane della sinistra radicale, da pezzi del sindacato e dal Movimento cinque stelle (che pure in queste elezioni amministrative è stato drasticamente ridimensionato dimostrando che non ha saputo sfruttare l’exploit delle politiche).
Fionde contro carri armati, così i Wu Ming avevano definito la sfida di Bologna.
Il risultato del referendum bolognese è netto e incontrovertibile nonostante i clericalisti cerchino già di sfruttare l’astensione per ridimensionarlo; il 60% dei bolognesi che hanno votato hanno detto no all’uso di soldi pubblici per il finanziamento delle scuole private.
Il risultato, dato il fronte compatto Pd-Pdl-Chiesa Cattolica che è in pratica lo stesso schema attualmente al governo del nostro paese, ha ovviamente anche una valenza nazionale. Vuol dire che le ridicole argomentazioni dei clericalisti alla Umberto Folena sul beneficio della scuola privata che in realtà farebbe risparmiare soldi allo stato sono state respinte al mittente, mentre sono state recepite le argomentazioni dei seri costituzionalisti come Stefano Rodotà che ha appoggiato il comitato referendario “Articolo 33”.
Del resto come ripetevano i sostenitori di questo, se la battaglia di Bologna era “ideologica” vuol dire che era “ideologica” la costituzione che all’articolo 33, per l’appunto recita: “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”.
Se il Pd, che molti continuano a considerare nonostante tutto l’unica sinistra possibile di questo paese, ora vuole aprire gli occhi di fronte alle evidenze costituzionali e alla volontà della maggioranza dei cittadini che hanno espresso un parere si farebbe un grosso piacere.
Se invece vuole continuare a inseguire le porpore oltreteverine e continuare a dare giustificazioni ridicole come quelle del suo massimo esponente bolognese che ha già detto che non terrà conto dell’esito di questo referendum, continui pure a farsi del male da solo. Non sempre ci sarà un Ignazio Marino che continua a portar voti nonostante tutto.
Alessandro Chiometti