Ripensare la posizione dell’uomo nel mondo

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La nostra specie si è diffusa in tutti gli ecosistemi del pianeta riuscendo vincente nella competizione con tutte le altre specie viventi. Questo successo  ha accumulato un’aggressività che, in mancanza di competitori esterni, è diventata ridondante e ha cominciato a scaricarsi all’interno della specie stessa, generando e consolidando la differenza tra popolazioni umane in rapporto alla distribuzione casuale delle risorse offerte dal territorio o da conquistare ai gruppi competitori.

Territori caratterizzati da climi diversi,  da flora e fauna diverse hanno attirato e continuano ad attirare  gruppi umani provenienti da residenze provvisorie diverse La diversità degli adattamenti coincide con la diversità delle culture.  Così, dalla competizione inter-specifica –attraverso una competizione intra-specifica – siamo passati inavvertitamente alla competizione inter-culturale. Siamo diventati – anche a nostro danno – gli animali più aggressivi del pianeta; dunque la nostra aggressività non è una causa innata, è un effetto dei due fini non negoziabili che caratterizzano la trasmissione della vita: competere per la predazione    confliggere  per la riproduzione. Per altro, come accade in tutte le specie viventi, la competizione intra-specifica  non può essere tanto  distruttiva da mettere in pericolo la sopravvivenza della specie che la pratica;  perciò, con un processo retro-attivo, essa viene  canalizzata in varie forme di ritualizzazione della violenza.
      La religione è sorta e si è consolidata  come la forma più efficace di ritualizzazione  per una specie come la nostra che, unica, ha ristrutturato nel linguaggio verbale il potere agonistico  e quello  rappresentativo della comunicazione biologica. Il linguaggio verbale serve anzitutto per dare ordini esprimere preghiere, cioè per definire rapporti di dominanza e sottomissione. In funzione di questi ha sviluppato una rappresentazione del mondo sempre più ampia e analitica, fino a includere il funzionamento del proprio specifico potere di comunicazione.
Solo il linguaggio verbale è autoriflessivo, in quanto può prefigurare la funzione di emittente e di ricevente, di dominante e di dominato Residui della comunicazione chimico-olfattiva, di quella tattile, di quella gestuale, di quella audiovocale pre-verbale e  di quella iconica , sono confluiti nel il sacrificio, cioè nell’uccisione ritualizzata di uno o più individui della propria specie, oppure di una specie particolarmente pregiata, e infine di  una specie addomesticata. E proprio attraverso al linguaggio verbale il rito si è trasformato in narrazione, fino a produrre drammaturgie    sublimatorie ed espiatorie ad un tempo. Qui l’uomo è presente come protagonista che partecipa alla lotta tra forze buone o malvagi, – trascendenti oppure immanenti nella natura – per il  trionfo del bene sul male che ristabilisce l’ordine misterioso del mondo.  Nei modi più diversi,  in tutte le culture l’uomo partecipa a questa lotta e ne subisce l’esito positivo o negativo. Così,  in tutte le drammaturgie religiose, l’ordine del mondo non si riduce soltanto alla semplice descrizione dei fenomeni e delle loro trasformazioni, ma è carico di prescrizioni e divieti che regolano  il comportamento umano in rapporto all’effetto benefico o malefico dei vegetali,degli animali e di tutte le forze e di tutti i  corpi inorganici.
Questo schema è manifestamente presente ancora oggi nei film di fantascienza e di magia. Purtroppo, col tempo, le drammaturgie religiose delle origini, con il loro carico normativo, sono diventate fonti di conflitti inter-culturali sempre più aspri e cruenti e hanno legittimato drammaturgie epiche, che trasfigurano il bene e il male nelle figure di eroi cosmici.. grandi guerrieri, protetti dalle forze magiche delle divinità lottano contro grandi guerrieri di popoli nemici, anche loro protetti da altri dèi. La sublimazione e la trasfigurazione di queste lotte serviva per giustificare la conquista di territori stranieri  ricchi di nuove risorse per la crescita dei popoli invasori.

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5 Ottobre 2010   |   articoli, attualità   |   Tags: