Sei mesi di Papa Francesco, tanta enfasi e pochi gesti concreti

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Papa_Francisco_na_JMJ_-_24072013Dopo un lasso di tempo consistente, anche se di poco conto rispetto ai tempi della Chiesa ed insignificante rispetto alle ere geologiche, avremmo voluto giudicare Papa Francesco in base a qualche suo gesto concreto e poter parlare di grandi riforme avviate nel carrozzone ecclesiastico più famoso del mondo.

Ma al di là di telefonate estemporanee, borse portate a mano e lettere inviate ai giornali a ben guardare i segnali che arrivano non sono promettenti.

Se ci avevano fatto ben sperare le dimissioni degli alti dirigenti dello Ior all’inizio di luglio la cosa ci sembra piuttosto arenata, con il Cardinal Bertone che resta sempre alla guida della banca vaticana, vatileaks o non vatileaks. Resta aperta la domanda sul cosa ci debba fare la Chiesa con una banca, forse i soldi che ha sono troppi per usufruire delle banche esterne? Ad ogni modo una cancellazione completa di questo istituto che ha coperto di fango più volte la storia recente della Chiesa Cattolica non sembra essere presa in considerazione.

Dal punto di vista della teologia della Chiesa Cattolica, questo papa sembra compiere fughe in avanti mediatiche non supportate da una vera riflessione interna.

Prendiamo ad esempio il caso dei diritti degli omosessuali, a cosa serve dire “chi sono io per giudicare un gay?” ai giornalisti se poi alla prima occasione si ribadisce l’esigenza di salvaguardare giuridicamente le unioni solo eterosessuali?

Venendo poi alla famosa lettera al quotidiano “la Repubblica” che tanto clamore ha suscitato, possiamo dire che Bergoglio è molto bravo a trovarsi gli interlocutori in modo da evitare domande scomode. Le questioni sollevate da Scalfari infatti sono poco più che marginali nel rapporto laici-cattolici, quello che ci interessa infatti non è sapere se Dio ci perdonerà per aver seguito la nostra coscienza ma come facciamo, qui e ora, a far convivere coscienze che sono evidentemente diverse. Sotto questo punto di vista la domanda che Francesco Paoletti ha posto in una lettera aperta pubblicata su Civiltà Laica e spedita regolarmente nelle mure vaticane è molto più interessante. Ovvero perché caro Francesco non fai ratificare al Vaticano le convenzioni sui Diritti Umani?

Altre domande posti da gruppi molto attivi sono ugualmente interessanti, in particolare ci ha colpito quella che chiede di cancellare l’assurda esistenza dei cappellani militari (che prendono uno stipendio pari a quello di un generale). Facile tuonare contro la guerra, predicare la pace e poi benedire le armi.

Insomma caro Francesco, noi giudichiamo i fatti, non critichiamo a prescindere e ci piacerebbe davvero un cambiamento epocale della Chiesa Cattolica.

Ma che sia reale, i colpi di scena teatrali lasciano il tempo che trovano.

 

Alessandro Chiometti

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