Noi non credenti, atei incalliti e bestemmiatori occasionali, abbiamo fatto della coerenza con le idee e della limpidezza dell’operare una regola fondamentale di vita. Per questo dobbiamo spezzare una lancia ( e volendo, anche una picca ed un’alabarda) a favore del facente funzione di vescovo in Terni, o amministratore apostolico o monsignore o come si fa chiamare questo signore di nome Vecchi che io , per comodità e per risparmiare inchiostro, chiamerò, d’ora in poi, “il Vecchi “.
Or dunque tutta la città di Terni in questi giorni è in tripudio per la visita che il seminuovo papa Francesco 1° ha concesso ai cittadini ternani in occasione del 130° anniversario della creazione delle famose acciaierie. Centinaia di pullman hanno scaricato migliaia di trepidanti credenti accorsi a sentire il quasi nuovo pontefice che non ha mancato di celebrare il lavoro e condannare gli effetti nefasti del capitalismo al punto di chiamare la cassa integrazione ed i licenziamenti come sciagura sociale e violenza inaccettabile inferta ai poveri cittadini indifesi.
A Roma pare che i trasteverini ed i borgatari siano stati talmente colpiti da queste parole che un boato ha percorso tutta la città fino ad arrivare in piazza San Pietro dove si è distintamente udito :“ e me cojoni! “ espressione tipica del dialetto romanesco che esprime al massimo livello incredulità e stupore.
Noi pochi , che siamo rimasti in città non avendo trovato posto sui pullman per Roma, siamo stati colpiti, invece, da un’altra notizia che è trapelata dagli ambienti diocesani: stando a delle voci dal sen fuggite sembrerebbe che il Vecchi abbia inaugurato una spending review alla maniera cattolica impegnandosi a ridurre drasticamente le spese per coprire quel famoso buco nero lasciato dal celebre cittadino onorario , il vescovo Paglia, prima che costui si rifugiasse in opportuna sede extraterritoriale di proprietà vaticana. E quale sarebbe, secondo queste malelingue, il sistema usato dal Vecchi? : non ci crederete ma , pare, e ripeto, pare, ridurre l’orario di lavoro e mettere in cassa integrazione alcuni poveracci che lavorano alle dipendenze della diocesi, facendo intendere che questo passaggio prelude al prossimo inevitabile licenziamento. Si comincia sempre così, non è vero? Risparmiare pochi stipendi da 650 euri al mese dei dipendenti più in basso nella scala gerarchica è il primo passo per coprire il buco nero di 20 milioni e passa: “ è sempre il sasso che scatena la valanga” pare che abbia sussurrato il Vecchi.
Queste voci le abbiamo raccolte sia da alcune mail pervenuteci a nome e per conto dei dipendenti stessi sia da articoli pubblicati su giornali online ( Tuttoggi del 21.3.2014) o stampati ( Il Femminile – Io donna – allegato al Corriere della Sera – del 15.2.2014)
Ma noi atei incalliti e bestemmiatori occasionali non crediamo alle malelingue e restiamo fedeli alla nostra limpida condotta per cui non accettiamo acriticamente queste infamanti accuse e restiamo in attesa che il Vecchi ci assicuri che solo di maligne cattiverie si tratta.
Vogliamo scommettere?
Eraldo Giulianelli