Sulle elezioni europee 2024, starnazzi a parte

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È sempre divertente osservare con la giusta distanza l’affannarsi dei candidati a pochi giorni delle elezioni per mettere, o continuare a tenere, le proprie chiappe nelle ambite poltrone dei vari parlamenti.

Ancor meglio osservare quello che succede a poche ore dalla chiusura dei seggi, quando a dati ancora incerti presidenti del consiglio gender fluid cominciano a starnazzare sul fatto che abbiano vinto non si sa bene cosa. Forse un posto nel parlamento europeo che dovranno ovviamente lasciare ad altri?

Un presidente espressione del partito di maggioranza relativa (molto relativa) che porta il suo stesso nome del simbolo, che per sei mesi urla come un pazzo “Votate Giorgia” occupando ogni canale, rifiutando o facendo saltare i confronti non graditi, con familiari stretti che senza la minima vergogna di possibili conflitti d’interesse conducono trasmissioni su reti nazionali, e trasforma in un modo truffaldino un’elezione europea in un referendum su se stesso e che, dopo aver fatto tutto questo riesce a prendere appena 2,5 milioni di voti su 50 milioni di elettori significa che ha il carisma di un pesce lesso.
Ma tant’è che oggi tutto questo è pratica normale dei neo-fascisti al potere; a proposito di pesci lessi, anzi bolliti, lo stesso aveva fatto Salvini da vice-Conte nel 2019 e più o meno aveva ottenuto gli stessi risultati. E infatti da lì a poco iniziò il declino di Capitan Felpato.

Starnazzi a parte, esaminando i dati (quelli veri), si può dire che se l’elezione aveva un valore di giudizio sul governo Meloni I, come il presidente stesso ha preteso che fosse, allora è abbastanza facile fare i conti. Dai 12,3 milioni di persone che lo avevano votato nel settembre 2022 in appena un anno e mezzo il governo perde il 10,6% dei consensi raggiungendo solo la cifra di 11,0 milioni di voti.

Questi sono i dati, il resto sono starnazzi e chiacchiere varie. Come quelle sulle accise dei carburanti, sulle tessere sconto per i meno abbienti inventate a pochi giorni dalle elezioni, ponti sullo stretto di Messina, tappi delle bottiglie imposti dall’Europa e altre demenzialità.
L’unica cosa che il governo Meloni I ha dimostrato, oltre ogni dubbio, in questo anno e mezzo è di essere totalmente contro i diritti umani e civili e la cosa si comincia a notare fra i suoi elettori non neo-fascisti.

 

Tornando alle elezioni, registriamo con gioia umana, e sottolineiamo umana, la riuscita dell’operazione “salviamo Ilaria Salis” (en passant, unico motivo per cui siamo tornati alle urne e ci vergogniamo sinceramente per i segretari e i responsabili di quelle liste di sinistra che non sono riusciti, neanche in questo caso a trovare una convergenza o a fare un passo indietro). Questa gioia umana non ci sentiamo di rovinarcela mettendoci a parlare di articoli e dichiarazioni di pennivendoli mentecatti o neofascisti rosicanti.
Più avanti forse, ma non oggi.
Oggi diciamo solo “Viva Ilaria Salis libera!”

Due questioni europee tanto per ricordarci che per l’Europa si trattava.

Se c’è, in questo continente unito solo negli interessi delle banche, un personaggio che starnazza a vanvera più del nostro presidente del consiglio, quella è Ursula Von der Layen.

La tedesca si conferma totalmente inadatta al suo ruolo e totalmente incapace di azzeccare una parola o un comportamento neanche per la legge dei grandi numeri o per il classico paragone con gli orologi rotti.

Dopo la becera figura fatta per aver acquistato un numero di vaccini troppo basso in piena pandemia Covid19 ed aver trattato al ribasso con le case farmaceutiche come una pezzente giocando con la vita di milioni di europei e probabilmente causando la morte di un bel numero di noi, ha trascinato l’Europa in un assurdo conflitto economico e militare (militare solo per interposti eroi ucraini finora) contro la Russia, di cui abbiamo pagato un prezzo salatissimo (come se crisi economica post-pandemica non fosse bastata).
Ora, che dopo questa elezione in cui i partiti anti-europei hanno aumentato i loro voti e i loro seggi e che i sostenitori più forti di questa “politica di guerra” ovvero Scholz e Macròn sono stati sonoramente annientati nell’urna, lei vada a dichiarare appena chiuse le urne che il suo partito ha vinto le elezioni e di meritare un secondo mandato è davvero oltre ogni giustificazione. Uno spettacolo degno del peggior politicante del mondo in ansia per la sua poltrona.

Se l’Europa, intesa come UE, vuole davvero collassare e sparire, si affidi pure a lei.

Infine, Le Pen a parte (le cui posizioni vengono rese ragionevoli dal “moderato” Macròn) non c’è stata nessuna onda nera; paura questa che come al solito nelle settimane pre-elettorali viene fomentata dai mass media italici della sinistra loffia per spingere ad andare a votare per il meno peggio, cioè per la sinistra loffia ovviamente.

In realtà la sinistra, anche quella radicale, ha vinto o è sostanzialmente avanzata in tutto il nord Europa ed anche in Portogallo.

Lo stop subito dai verdi viene certamente dalla delusione per l’accantonamento del green deal europeo (sempre opera della Von der Layen) e per la necessaria ri-organizzazione (e forse indirizzamento dei movimenti in pratiche di protesta non elettorali) ma per il resto, i gruppi europei della sinistra radicale (- 1 seggio) e dei socialisti europei (- 4 seggi) sono sempre lì.

Ci piacerebbe tornare a votare in elezioni politiche per motivi che non siano umanitari come è successo questa volta, ma perché succeda probabilmente dovremo cambiar paese.

 

Alessandro Chiometti

 

12 Giugno 2024   |   articoli, attualità   |   Tags: , , , , , ,