«Il Presidente difende, il Papa attacca … e segna!»
1. Il 24 di Giugno, festa di Giovanni Battista, venerato sia dalla Chiesa cattolica che dalla Massoneria, in occasione della sua visita al Quirinale, Benedetto XVI ha così pontificato:
"Cristo è il Salvatore di tutto l'uomo … Così, quando il suo messaggio viene accolto, la comunità si fa anche più responsabile, più attenta alle esigenze del bene comune e più solidale con le persone povere, abbandonate ed emarginate".
Qui, il Papa si è avvalso di un'arte magistralmente coltivata, nei secoli, dalla Chiesa: l'omissione di qualsiasi riferimento temporale; così, in questa avvolgente atemporalità, sulla Storia dell'Umanità cala indisturbata la notte in cui tutte le vacche sono nere.
Diversamente, si sarebbe potuto chiedere, per lo meno idealmente, al Pontefice se quei benefici effetti si sono sempre manifestati, o se vi sono state delle eccezioni, come accadde, ad esempio, nel continente americano, quando vi giunsero i cristianissimi Spagnoli, nel XVI secolo .
Questa mia considerazione non sbuca dal nulla, bensì dall'aver partecipato, sempre il 24 Giugno, (come dice il poeta, Virgilio, «Si parva licet componere magnis», Se è lecito paragonare le piccole cose alle grandi), alla conferenza – dibattito, tenuta da Eduardo Galeano all'Università per Stranieri di Perugia; in uno dei suoi libri, egli ha scritto:
«La violenta marea di avidità, orrore e ferocia che si abbatté su queste regioni portò al genocidio delle popolazioni native: dagli studi più recenti e meglio documentati risulta che il Messico precolombiano aveva una popolazione oscillante tra i trenta e i trentasette milioni di abitanti, e si ritiene che circa altrettanti fossero gli indios della regione andina. L'America Centrale, invece, aveva tra i dieci e i tredici milioni di abitanti. Quando i conquistatori stranieri apparvero all'orizzonte, atzechi, incas e maya erano, complessivamente, settanta-novanta milioni: un secolo e mezzo dopo si erano ridotti a un totale di tre milioni e mezzo»
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