Dispiace quando degli amici alzano bandiera bianca. Dispiace ancora di più quando questo avviene fra la generale apatia di una città che non riesce, per quanto ci provi, a sollevarsi culturalmente.
La probabile dipartita del festival “Terni in Jazz” è l’ennesimo esempio di come a Terni sia praticamente impossibile realizzare progetti culturali a lungo termine. Mancanza di sponsor, ritardi nell’assegnazione dei fondi pubblici, disinteresse cronico dell’imprenditoria locale che non riesce mai a vedere un palmo più in la del proprio naso, ostracismo dei media che non credono mai a un progetto che non riempe le piazze fin dal principio.
“Terni in Jazz” dei nostri amici Luciano e Antonio Vanni ha provato per dieci lunghi anni a cambiare le cose, raccogliendo oltre a tante numerose critiche gratuite, prevenute e probabilmente prepagate (memorabile il giornalista che due anni fa, di fronte a un favoloso concerto alla Cascata delle Marmore dove non c’era niente di eccepibile, addebitò agli organizzatori il fatto che i bar del paese fossero chiusi…), anche tanti consensi e successi.
Personalmente avendo seguito gran parte dei concerti, fatico a ricordare negli ultimi anni di questo festival un “flop”; ovvero un musicista non all’altezza, una sala vuota, una buca clamorosa dell’ultimo istante.
Eppure tutto questo, che in altre città d’Italia basterebbe a consacrare un festival del genere fra gli appuntamenti irrinunciabili della stagione locale, a Terni non basta.
Così i fratelli Vanni stanno alzando bandiera bianca, e probabilmente quella appena passata sarà ricordata come l’ultima stagione del loro festival.
Davvero un pessimo auspicio per la nuova giunta comunale entrante che vede scomparire uno dei fiori all’occhiello della città.
Così per gli appassionati ternani di jazz non resterà che andare (come al solito) in città vicine dove i soldi, misteriosamente, escono fuori e permettono agli organizzatori di andare avanti. Certo, sarà difficile trovare in questi festival jazz dei concerti jazz visto che da anni pensano soltanto a portare il “nome” che riempia piazza e portafogli; tralasciando qualità, cultura, conoscenza e cura della musica jazz.
Ma tant’è… noi ternani siamo cosi abituati a subire sconfitte che non sarà certo l’ennesimo addio di chi ha provato a cambiare le cose nella nostra città a scuoterci.
Alessandro Chiometti