The New Pope e il solito Sorrentino

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Polemiche, scandali e perfino “scomuniche” dal patriarca di Venezia per la nuova fatica di Paolo Sorrentino che continua la storia della precedente serie “The Young Pope”. Questa ci aveva lasciato un comatoso (nel senso letterale del termine) Papa Pio XIII aka Lenny Belardo ovvero Jude Law che in toga bianca (e non) aveva scatenato, risvegliandole, le fantasie erotiche di molte cattoliche e cattolici. Aveva superato e aggirato tutti i tiri gobbi della curia avversa il “papa giovane”, ma non quello del destino sotto forma di un infarto.

Insieme alle suddette richieste di censura, anche se non siamo certo arrivati al livello di ciò che recentemente è successo per il Gesù gay proposto da Netflix nella serie brasiliana “La prima tentazione di Cristo”, è aumentata, come è ovvio, la curiosità e l’attesa per questa nuova serie.

In realtà lo “scandalo”, come ampiamente prevedibile trattandosi di un film di Sorrentino, è  molto più nelle apparenze che nei contenuti, ed è stato per noi fin troppo facile prevedere che alla fine della serie, così come alla fine dei suoi (ultimi) film i protagonisti sarebbero stati tutti moralmente assolti dal regista.

Regista che comunque, gli va di certo riconosciuto, rimane uno dei migliori nella tecnica cinematografica.

Così al di là delle al di là delle suore sexy che ballano come cubiste sotto una croce psichedelica nella sigla iniziale delle prime puntate; sigla che invece, nelle ultime due puntate, mostra il redivivo papa Pio XIII in costume da bagno inguinale bianco che ammicca in telecamera, dei “soliti” scandali vaticani, del “solito” cardinale cattivo Voiello (un bravissimo Silvio Orlando), nella sostanza dice ben poco di scandaloso al di là di un papa di transizione scomodo (Francesco II) ucciso per eccesso di pauperismo.

John Malkovich (ogni aggettivo per descrivere quest’attore è riduttivo, lo sappiamo)  interpreta John Brannox cardinale inglese, fautore di una terza via soft per il cambiamento della Chiesa Cattolica, che sale al soglio (come Giovanni Paolo III) per togliere le castagne dal fuoco dopo “l’assassinio di Papa Francesco II” come ricorda a Voiello che gli propone la carica; questo quasi offeso prontamente ribatte: “Si è trattato di una morte per cause naturali!” “Ah come per Giovanni Paolo I” replica Brannox, e Voiello “Esattamente!”. Ecco, forse questo scambio di battute basta a giustificare la visione dell’intera serie.

Una serie però che rispetta nel bene e nel male i ritmi di Sorrentino, quindi può capitare di addormentarsi per un tre quarti della puntata e non essersi persi assolutamente nulla della trama: il respiro di Pio XIII mandato in onda 24 ore su 24 dalla radio vaticana, qualche inquadratura kubrikiana e qualche dialogo fra Brannox e Marilyn Manson o Sharon Stone (nei panni di se stessi) che “stanno a parla’ de tutto e de niente!” (scusateci, ma il Padre Pizzarro di Corrado Guzzanti resta di un livello superiore), costringono davvero a un overdose di caffeina per proseguire la visione. Poi negli ultimi minuti della puntata… assassini, sequestri, scandali, incesti, complotti, sesso, miracoli e chi più ne ha più ne metta. Fino all’apoteosi finale dove mancherebbe solo dio che scenda in campo, ma evidentemente era impegnato e neanche Sorrentino è riuscito a convincerlo.

Insomma alla fine della serie resta il retrogusto che abbiamo dopo la visione delle recenti opere del regista (Youth, La grande bellezza) che alla fine, dopo aver mostrato le peggiori porcate riesce a “salvare” o meglio a giustificare e a comprendere quasi con paternalismo, tutti i suoi personaggi. In questo caso anche i killer mafiosi al soldo di Voiello.

Secondo qualcuno questo è un grande merito del regista, secondo il nostro modesto parere invece  no. Il regista sembra sempre volerci convincere che tutto alla fine si debba risolvere perché dio non può permettere il male assoluto; peccato che chi vede queste cose da ateo o agnostico non può che avere l’impressione che le storie narrate da Sorrentino per quanto sporche, scandalose, sexy o cattive alla fine siano davvero molto infantili.

Alessandro Chiometti

5 Febbraio 2020   |   articoli, recensioni   |   Tags: , , , , , ,