Vedremo il film su Ipazia? [La Stampa]

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PIERO BIANUCCI su La Stampa del 12/4/2010

Passi
che in Italia si riesca ancora a litigare su questioni come
l'evoluzionismo di Darwin e il processo a Galileo, ma che persino
Ipazia, matematica e astronoma vissuta nel quarto secolo dopo Cristo,
possa suscitare polemiche e incontrare ostilità da parte – forse – non
tanto della Chiesa quanto degli "atei devoti" che dall'atteggiarsi a
paladini del Vaticano traggono vantaggi politici, dovrebbe sembrare
eccessivo. Invece è successo.

C'è voluta una mobilitazione
del popolo di Internet con diecimila firme sotto una petizione per
ottenere che un film dedicato alla vita di questa scienziata venisse
proiettato nel nostro paese. Dopo opposizioni, ostruzionismi e
balbettamenti, ci sarà finalmente concesso di vederlo dal 23 aprile,
non so in quante sale (probabilmente poche)
 


Il film è
intitolato "Agora" ed è opera di Alejandro Amenabàr, il regista di "The
Others" e "Il mare dentro", interprete di Ipazia è l'attrice inglese
Rachel Weisz (nella foto). Al Festival di Cannes e al Toronto Film
Festival ha ottenuto molti consensi dalla critica, confermati dal
pubblico che ha potuto vederlo negli Stati Uniti, in Francia, in
Grecia, Spagna e Thailandia. In Spagna "Agora" ha ricevuto addirittura
sette premi Goya.

Perché Ipazia fa ancora paura? Perché fu
donna e intellettuale, libera pensatrice, di religione pagana,
intelligente, colta, si oppose alla distruzione della Biblioteca di
Alessandria. Ma soprattutto perché morì lapidata da fondamentalisti
cristiani su istigazione del vescovo Cirillo. Non dimentichiamo che nel
391 un editto di Teodosio aveva proclamato il cristianesimo religione
di stato dell'impero romano. Le commistioni tra fede e governo sono
sempre pericolose.

Vissuta ad Alessandria d'Egitto dal 370 al
414 dopo Cristo, Ipazia fu seguace della filosofia neoplatonica,
brillante matematica, grande conoscitrice del cielo e anche
appassionata divulgatrice del suo sapere. Secondo Sinesio, l'allievo
prediletto, mise in discussione la cosmologia tolemaica che poneva la
Terra al centro dell'universo. Pare anche che abbia intuito la
relatività dei moti poi descritta da Galileo e la ellitticità delle
orbite dei pianeti annunciata nel 1609 da Keplero. In realtà poco si sa
di Ipazia con certezza perché di lei non ci è giunto nessuno scritto.

La sua fama ha attraversato i secoli ed è stata rilanciata durante il
Rinascimento. Raffaello Sanzio raffigura Ipazia nell'affresco della
"Scuola di Atene" (1509-1511, Palazzi Vaticani). Nell'affollamento del
dipinto, è l'unico personaggio che guardi verso lo spettatore, quasi un
atto di sfida. Il Planetario di Torino Infini.To ha scelto lei – non
Aristarco, Ipparco o Tolomeo – come rappresentante dell'astronomia
antica: è Ipazia ad accogliere i visitatori e a raccontare la
cosmologia delle sfere di cristallo in armoniosa rotazione intorno alla
Terra immobile (cosa che sarebbe discutibile, se è vero che Ipazia
criticò quella teoria suscitando l'ira dei cristiani).

Dopo
Ipazia, nella storia della scienza c'è un vuoto di mille anni. Superati
i secoli bui del medioevo, le donne tornano a occuparsi di astronomia
soltanto nel tardo Rinascimento e poi incominciano ad avere un ruolo
rilevante con l'Illuminismo, quando la condizione femminile fa un passo
avanti. Ma almeno nei primi tempi le donne astronomo sono ancora, più
che professioniste della scienza del cielo, sorelle volenterose, mogli
devote, e magari piacevoli compagne. In questa casistica si collocano
Sofia Brahe (1559-1643) assistente del fratello Tycho a lui
sopravvissuta per ben 43 anni, tanto da poter vedere l'intera
rivoluzione scientifica di Keplero e Galileo; Caterina Hevel
(1646-1693), moglie del birraio-astronomo Johannes Hevel; e Maria Kirch
(1670-1720), già autonomamente astronoma e poi moglie del collega
Gottfried Kirch.

Chi volesse, potrà saperne di più sulla
vicenda della tentata censura al film su Ipazia partecipando
all'incontro organizzato a Roma in collaborazione con l'Istituto
Treccani dal distributore della pellicola Mikado. Si svolgerà il 14
aprile a Palazzo Mattei, ore 18,30. Parteciperanno Giulio Giorello,
Luciano Canfora, Silvia Ronchey e Carlo Ossola. Il 20 aprile, altro
dibattito a Milano, con Umberto Eco, Eva Cantarella, Vito Mancuso,
Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Giancarlo Bosetti e il regista
del film Alejandro Amenabàr.

12 Aprile 2010   |   articoli   |   Tags: